giovedì 11 luglio 2013

Femminicidio: ancora e ancora. Di cosa si vuol discutere?

Di ieri un'altra notizia terrificante: un altro assassinio di una giovane, giovanissima, mamma a Palermo.
Davanti o comunque in presenza del figlio di 2 anni in casa...

Cos'è? sta diventando una moda?
Continuiamo così...

Non discuto sul numero effettivo di denunce di cui è stato fatto cenno, etc... su cui ci vorrebbe un'ampia discussione che non è opportuno fare perchè non conosco i fatti.

Ma voglio chiedere: cosa può dire questo individuo di interessante? cosa inventerà a sua difesa?
Probabilmente farà come Massimo Parlanti: inventerà quello che può inventare..."tanto li c'era solo lui, e solo lui sa come è andata veramente", questo pensa uno come Parlanti, lo ha esplicitamente dichiarato, e ci marcia sopra sperando che non scoprano le contraddizioni.

Così come Parlanti cerca di sembrare una personcina perbene, equilibrato, che non ostenta il suo patrimonio e le sue possibilità, uno premuroso, sempre calmo... 

esatto, è proprio questo: un calcolatore, un macchinatore paziente con trasporto emotivo pari a zero, un individuo che chiunque lo conosce non ha dubbi sul come definirlo.
Magari lui si appoggia alle impressioni superficiali di persone che lo conoscono superficialmente, cosa in cui è maestro: DISSIMULARE.

Eppure c'è qualcuno che lo compatisce, qualcuno che lo conosce superficialmente, che però pensa che è poverino perchè chissà come starà scomodo lì... dove nonstante tutto continua ad operare in sordina, scrive, subdolo e cerca di insinuarsi ugualmente.

Vorrei proprio chiedere
a chi vede Massimo Parlanti con compassione,
a chi pensa che meriti compassione, a chi pensa in modo buonista a chi vede possibili attenuanti,
a chi, dopo quello che ha fatto - e sicuramente non sanno quello che ha fatto e come lo ha fatto - riesce a vedere una personcina desiderabile

vorrei chiedere:
- se prova questa empatia per un lurido assassino, cosa prova per Beatrice, la vittima?
- prova solo un "poverina" scordandosi di chi è l'assassino che l'ha massacrata?
- prova più compassione per l'assassino o per Beatrice?
- proverebbe la stessa empatia, compassione e benevolenza per l'assassino di sua figlia? di sua mamma? di sua sorella?
- cosa racconterebbe al figlio di due anni che ha visto sua madre in terra esamine uccisa da suo padre?
- cosa racconterebbe ai figli di Beatrice?

Vorrei proprio incontrarle queste persone e vederle in viso e scambiarci due parole, per vedere l'Italia com'è diventata.

Voglio capire, a prescindere da qualsiasi dettaglio insignificante su cui si concentrerà la difesa degli assassini, sulle palgiuzze senza senso a cui cercheranno di dare un senso...

Anche se ormai vedo ben poco di religioso in cui credere, rimane la fede nei valori umani della giustizia umana, valori a volte espressi veramente bene anche dal Vangelo.

«Non giudicate, per non essere giudicati;
perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?

O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave?
Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».


Vedete il problema è tutto qui: siamo buonisti quando le tragedie sono altrui, siamo profondamente superficiali, perchè pensiamo che la nostra superficialità sia veramente una cosa seria e ci crediamo profondamente... in quello che non conosciamo, che non abbiamo visto, nè vissuto.

Vogliamo trovare una scusa, una giustificazione, una sorta di comprensione e di perdono a tutto quanto, per sentirci meno colpevoli noi?

Quel brano mi sembra davvero illuminante per vari aspetti:
perchè è così che facciamo a duemila anni di distanza...ancor più di prima; perchè forse sapendo della trave nel nostro occhio, cerchiamo benevolenza verso i mostri per paura di un giudizio analogo nei nostri confronti.

Bene, io non ho paura di essere giudicato, assolutamente, da nessuno: terreno o ultraterreno, nessuna paura. Errori ne ho fatti e ne farò, non sono un santo, e cercherò sempre, sempre di migliorare.
Ma non ho nel modo più assoluto paura del giudizio di nessuno in termini umani, quale io sono...
l'assassinare la madre dei tuoi figli, massacrandola a pugni, calci, meditatamente e poi scientemente, per sicurezza, strangolandola con tutte, tutte, tutte le tue forze, e poi inscenando il resto, e poi continuando a mentire, e poi cambiando versione, e poi usando i tuoi figli come allibi/complici, e poi continuare dal acrcere con fare subdolo e manipolatore...
...e poi? 

io non lo posso perdonare, per Beatrice, per i suoi bambini, per i miei genitori, per me stesso, per mia figlia che non la conoscerà bene.

Non concepisco alcuna comprensione, e vi posso giurare che ne ho tanta per tante altre cose, e spesso cerco di trovare qualche scusante anche io nella cultura dell'assassino, nell'educazione, nel contesto...ma non trovo niente! niente che giustifichi tutto quello che ha fatto.
Anzi trovo elementi che fanno emergere la sua irremovibile volontà a dispetto di tanti suggerimenti che gli arrivavano da tante, tante persone e tante tante parti.

Mi dispiace ma non trovo niente che Massimo Parlanti - così come questo Benedetto Conti di Palermo - nè i suoi avvocati, possano dire che sminuisca quello che ha fatto: i fatti sono questi, indiscutibili, il resto è pura fantasia, illazione, buonismo gratuito e senza valore protettivo, educativo, riabilitativo, per nessuno!
Diventa poi difesa dell'indifendibile!
Niente di interessante, nè di serio e sensato può essere detto a loro difesa e messo a confronto con i fatti. Niente.


Tutto quello che viene detto in sua difesa aumenta la gravità della dissimulazione (peraltro già ampiamente dimostrata) e l'offensività nei confronti di Beatrice e di chi le vuole bene.

Molto più dignitoso per Massimo Parlanti - l'assassino - sarebbe una vera confessione ed una accettazione della pena, che dovrebbe essere commisurata a quanto ha fatto: togliere la vita ad una giovane donna.

Un assassino di questo tipo non ha dignità, nè - secondo me - diritto a tornare mai più in libertà, ad infestare le menti ragionevoli, a perseverare nella demolizione di tutto ciò che gli è attorno.
In alcuni paesi - peraltro civili - non avrebbe più nemmeno diritto a vivere ancora...e non riesco a trovare una, una sola ragione per non pensare che sarebbe giustizia giusta.

Vogliamo continuare ad essere teneri? vogliamo continuare a trovare mille scusanti?
diamo altre occasioni per uccidere altre donne, altre persone?
facciamo vedere che non è proprio una cosa così grave dando le attenuanti?

Voglio proprio sperare che i giudici siano illuminati, come alcuni ne abbiamo visti, da valutare la sostanza dei fatti e non le chiacchiere promittenti "i soliti buoni propositi" e l solite "giustificazioni che non giustificano" che si rivelano contraddittori e strumentali, volti solo a mostrare un'apparenza molto lontana dalla sostanza ricostruibile dai fatti.

1 commento:

  1. Mi riallaccio alla tua frase: "Molto più dignitoso per Massimo Parlanti - l'assassino - sarebbe una vera confessione ed una accettazione della pena, che dovrebbe essere commisurata a quanto ha fatto: togliere la vita ad una giovane donna."
    Proprio ieri il padre della sedicenne investita e uccisa da un'auto pirata (che naturalmente non si è fermata a prestare soccorso), davanti alla giornalista che a fatica tratteneva il pianto nel chiedergli cosa voleva dire all'assassino di sua figlia, si esprimeva con parole come queste: "Costituisciti, se sei un uomo. Adesso non sei un uomo, sei solo una bestia. Se hai qualcosa dentro, se hai una coscienza, costituisciti e ammetti la tua responsabilità. Se sei un uomo, lo devi fare".
    Ecco, questo andrebbe detto all'assassino di Beatrice, possibilmente guardandolo dritto negli occhi: "Se sei un uomo, e non solo uno spregevole vigliacco come hai finora dimostrato di essere (facile uccidere una donna indifesa e magari anche a tradimento, vero?), confessa davvero tutto. Ammetti le tue responsabilità fino in fondo e non solo ciò che ti fa comodo. Guardati dentro e accetta la tua pena per intero, senza attenuanti, senza chiedere sconti. Prova per una volta ad essere un uomo, come non hai mai fatto in vita tua, e assumiti la responsabilità per intero del tuo insano gesto".
    Ma tanto sono sicuro che sarebbero parole sprecate... purtroppo...

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