sabato 4 maggio 2013

Il buonismo: anticamera della complicità


Purtroppo continuo a sentire notizie di omicidi di donne - dicono che si chiami femminicidio -  in continuazione, gli ultimi proprio in questi giorni: siamo a 50 dall'inizio dell'anno, se non ho sentito male stamani, e non riesco a capire...

Purtroppo continuo anche a sentire notizie di assassini liberi dopo poco tempo,
individui che hanno deliberatamente deciso di togliere la vita ad una persona, una donna, e non riesco a capire...

non riesco a capire: hanno tenuto una buona condotta? cos'è la buona condotta? hanno mostrato "un sincero pentimento"? sono da premiare?
io non lo capisco.

Ammazzano una donna, calpestandone la vita come fosse un moscerino (sempre che un moscerino valga meno di un uomo), pensando di risolvere il loro problema, ma non l'hanno risolto perché il problema è dentro di loro, e finchè il problema saranno loro, semineranno distruzione.

Forse la verifica del pentimento, presupposto fondamentale per la riabilitazione, dovrebbe avvenire anche con i familiari delle vittime, non si tratta di esautorare gli esperti, che hanno il loro ruolo, ma di far entrare il valore umano all'interno di valutazioni che non sono matematiche: una vita non è la somma di un certo numero di anni.
Stiamo parlando di persone, non di un nome, di un numero, persone la cui vita è stata spezzata, persone il cui valore più grande sono proprio emozioni e sentimenti, di loro e di chi li continua a provarne per loro.
Avete mai perso una mamma, una figlia, una sorella per via della mano assassina di un individuo?

sto dando io troppo valore alla vita?
purtroppo sento anche le notizie di recenti vicende di delinquenti che in "permesso premio" (fra l'altro non ho capito cosa ci sia da premiare) hanno partecipato a sparatorie e ferito persone, se non uccise: cosa racconta alle vittime chi ha concesso il permesso premio? su quale base gli è stato dato?
Sarei interessato ad ascoltare.
E' di questo che sto parlando: la corsa all'indulgenza per forza e presto, a perdonare... chi?
non lo sappiamo... non ci curiamo troppo di capire se chi vogliamo perdonare vuole essere davvero perdonato o se non prova assolutamente niente.
E' sufficiente una piccola dichiarazione, qualcuno addirittura cerca in una parola che l'assassino ha pronunciato, la sua completa redenzione: le parole "la madre dei miei figli" è un fatto, non un pentimento.
C'è molta indulgenza, comprensione per il carnefice, finchè la figlia, la madre, la sorella non è quella nostra.
E di questo passo saremo in tanti a provare quello che proviamo noi.

La facilità e la smania di perdonare velocemente fa il pari con il "dimenticare velocemente" le vittime e cozza inevitabilmente con la difficoltà di dare la giusta 
pena per il corrispondente delitto...
DELITTO: una parola che non può racchiudere la vita che Beatrice non può più vivere.

mi chiedo perchè, perchè è più facile mortificare la vittima?
perchè tanto non può lamentarsi...?...facile
perchè salvare il marcio ed avvilire il resto?
io non lo capisco

Non è giustizialismo. Anzi tutto l'opposto, si tratta di dare un valore ed un peso, alla nostra vita: chi ritiene che la propria vita valga meno di 1/3 di quella del proprio carnefice?

Il buonismo - rifugio per alcuni - lo trovo molto pericoloso e porta solamente a trovare altre scuse che inevitabilmente sono di appoggio per altri.
Ed è quello che sta succedendo, questi fenomeni sono in crescita: Beatrice è stata la 119° del 2012 e nel 2013 !?

Le vittime come Beatrice - la mia sorella della quale mi manca tutto - non sono santi o martiri, sono - anzi erano - solo persone normalissime e dignitose che volevano vivere la loro vita, indubbiamente in modo più degno dei loro carnefici. Indubbiamente.
Però da salvare sembra essere il carnefice...
cos'è? una sorta di autoassoluzione che la società cerca per se stessa?
...e se fossimo noi le prossime vittime?

Finora non ho avuto la forza di accendere il computer della Cice, quello che le avevamo regalato dopo la separazione, quello che è stato sotto sequestro per via delle indagini, quello che usava per poter "rimanere connessa" con le tante persone che le volevano bene, quello dove ha scritto il suo diario...
Per adesso troppo dolore.

Probabilmente lo farò in questi giorni, sarà dura, ma voglio far sapere e rendere giustizia e far capire che non si tratta di una "storia", un nome, ma di una persona meravigliosa, a cui è stata strappata orribilmente ed inutilmente la vita.

Beatrice, anche se mi hai fatto leggere qualche pagina del tuo diario in passato, ti chiedo già adesso scusa se leggerò il tuo diario, ma è un pezzo di te ed ho tanta voglia di sentirti vicino e di scambiare quattro chiacchiere con te.

Un bacione

4 commenti:

  1. Caro Lorenzo,
    mi scuso con te se ultimamente non ho più commentato, anche se leggo sempre il blog e divulgo ogni post, ma (come ti ho detto anche privatamente) ogni volta che mi accingevo a farlo mi assaliva sempre una rabbia indescrivibile e un solo pensiero: "non è giusto!".
    So che può apparire banale, ma non riesco ad accettare che individui come il Parlanti, guidati soltanto da un egocentrismo malato e parassita, possano mettere fine alla vita di persone dolci, intelligenti e altruiste come Beatrice.
    Forse ci vorrà tempo. Il tempo aiuta sempre.
    Così come aiuterebbe sapere che quell'essere ha avuto la pena che si merita, invece di essere ancora qui a temere per sconti di pena, falsi pentimenti, buona condotta e simili.
    Hai ragione: <>
    Non può cavarsela così, con quelle false lacrime di coccodrillo, dopo tutto quello che ha fatto. Non solo a Beatrice, ma ai suoi figli, a tutti voi. Ma come gli si può credere???
    Una nullità di uomo capace solo di uccidere, mentire per giorni e coinvolgere addirittura i figli per sentirsi in qualche modo vivo e non affrontare i propri demoni interiori.
    Condivido quel che ha scritto Paolo: prima o poi l'assassino dovrà rendere conto di quel che ha fatto in questa vita.
    E a quel punto che Dio abbia pietà di lui.

    Vai avanti così, Lorenzo.
    Beatrice sarebbe fiera di te e della "battaglia" che stai portando avanti per ottenere giustizia e soprattutto per non far passare la sua vita (prematuramente conclusa) come un numero, un nome o una statistica.

    p.s.: tutti questi recenti omicidi di donne, sempre più numerosi... ma dove sta andando questo paese? Stiamo davvero assistendo impotenti a una deriva socio-culturale senza fine...

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  2. Caro Lapo, alcuni post li scrivo ponderando bene perché devo rimettere in ordine i fatti, altri li scrivo di getto. Ecco a volte, proprio in questi ultimi, temo di eccedere (il che può succedere visto l'impegno emotivo che comporta ogni post) anche se cerco di non caderci.
    Purtroppo però quello che registro è che la nostra società sta perdendo il filo del discorso...e non capisco nel nome di cosa lo stiamo perdendo...
    speriamo di ritrovarlo: già l'impegno del nuovo governo su questo fronte potrebbe essere un inizio, ma abbiamo percorso tanta strada nella direzione dell'individualismo e della egocentricità sprezzante che sarà lungo il ritorno...

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  3. Devo fare una precisazione: il numero di vittime dall'inizio dell'anno potrebbe non essere 50, come ho sentito in radio l'altro giorno, ma 25...mi informerò meglio e magari riferirò. Non cambia molto, anzi proprio nulla. Però mi sembra corretto precisarlo. Appena avrò maggiori dettagli lo scriverò, per dovere di cronaca.

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  4. Nel mio commento precedente il sistema mi ha tagliato una citazione. Ci riprovo.
    Volevo dire: Hai ragione "le parole "la madre dei miei figli" è un fatto, non un pentimento."
    Ciao...

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